martedì 16 aprile 2013

  Quando tornò aveva indosso una ragnatela e nient'altro.
  «Non sarai mica troppo stanco stasera, no?»
  «Stasera no di certo.»
  Si sedette accanto a me. «Credo che la volta scorsa tu abbia finto. E dopo tutta la fatica che avevo fatto!»
  La sua pelle era soffice e vellutata sotto la ragnatela. Una vena le pulsava sulla gola. Seguii con gli occhi i contorni delle sue spalle e, giù giù, osservai tutto il suo corpo. Dei seni impertinenti che sembravano prendersi gioco della mia precedente esitazione, uno stomaco piatto che sembrava attendere un tocco per dar fuoco alle polveri e un paio di cosce le quali di tutto avranno avuto bisogno tranne che di un pezzo di stoffa che le coprisse.
  Avevo difficoltà ad entrare in azione. «Bisognava proprio che fossi stanco.»
  Incrociò le gambe, la ragnatela si divise in due. «O matto da legare,» aggiunse lei. 


(Mickey Spillane, Piccolo mostro, 1966)   

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