martedì 16 aprile 2013

  I due piedipiatti che stavano trascinando fuori il poveraccio si fermarono come stecchiti. L'altro, intento a togliere le macchie di sangue dalla sedia, rimase con la spazzola sospesa sul vimini e trattenne il fiato. Nessuno aveva mai osato parlare a Dilwick in quel modo. Nessuno: dal pezzo grosso più influente dello stato al gangster più strafottente della Repubblica Stellata. Nessuno: perché tutti sapevano che sarebbe stato capace di farli a pezzettini e anche di divertircisi. Perché Dilwick era fatto così: era la più lurida carogna, il più infame piedipiatti specialista di pestaggio e di fracassamento crani che esistesse sulla faccia della terra. Era un duro tremendo, uno sporco essere che non aveva paura di niente e di nessuno. Se avesse potuto, a colazione e a cena, invece di farsi fare il suo solito filetto al sangue, il sangue lo avrebbe succhiato direttamente dalla faccia di una delle sue vittime sfigurate. Questo la gente lo sapeva. E così si spiega come nessuno gli avesse mai parlato a quel modo. Mi correggo: nessuno a eccezione del sottoscritto.
  Perché anch'io sono fatto come lui.

(Mickey Spillane, Piccolo mostro, 1966)

Nessun commento:

Posta un commento