domenica 12 agosto 2012

  Il tragitto che portava alla famosa Cave-Bleue era disseminato di insidie. Prima di tutto si inciampava contro le pattumiere che aspettavano i netturbini sotto il portico del passage Dauphine. Poi, si rischiava di slogarsi una caviglia sui soliti acciottolati irregolari che fanno il fascino di questo genere di posti. E non era tutto. La cosa più difficile era ancora da farsi: raggiungere l'ingresso della cantina. Davanti alla porta bassa, sopra la quale la scritta "Cave-Bleue" era tracciata in un carattere confuso su un'asse di legno fiancheggiata da due lanterne dalla forma bizzarra, si ammassava una folla compatta, che vociferava e lanciava grida animali. Pioveva su tutta quella gente ma, di tanto in tanto, come se non fosse abbastanza, da una finestra dei piani superiori arrivava ad aggiungere una nota di freschezza anche qualche secchio d'acqua, nel migliore dei casi, accompagnato dalle imprecazioni del mittente che avrebbe voluto dormire un po'. Due donne in abiti da sera molto scollati, originarie del Nuovo Mondo e più o meno contemporanee di Abramo Lincoln, già vittime di una di queste cateratte supplementari, trovavano simili intermezzi molto divertenti ed exciting, e reclamavano a squarciagola un'altra aspersione. Che, in genere, non si faceva attendere. Chissà quanto pagavano per le bollette dell'acqua gli abitanti del posto. Sembra proprio che grazie ai guadagni senza eguali che è riuscita a realizzare in questo quartiere, la Compagnie de Distribution abbia potuto dar corso alla riparazione delle tubature in altri arrondissement praticamente a costo zero.

(Léo Malet, La notte di Saint-Germain-des-Prés)

Nessun commento:

Posta un commento